Nuovi standard qualitativi per mobili ecologici e a-tossici

Tutti noi trascorriamo circa il 90 per cento della nostra giornata tra le mura di casa, in ufficio, a scuola o nei locali pubblici, dove l’aria che respiriamo è nella maggior parte dei casi più inquinata di quella esterna. La produzione di mobili e dei complementi di arredamento prevede l’uso di diversi materiali inclusi il legno, prodotti a base legno, metalli, plastiche, tessuti e diversi materiali compositi. Tale utilizzo, nelle fasi manifatturiere, comporta il manifestarsi di varie problematiche ambientali, quali il consumo di risorse non rinnovabili o l’emissione di vari inquinanti.All’interno degli edifici è presente una miscela di contaminanti di origine biologica (muffe, batteri, funghi, pollini, ecc), di inquinanti di origine chimica (monossido di carbonio, biossido di carbonio, biossido di azoto, anidridi varie, composti organici volatili, formaldeide, toluene, benzene, stirene, isocianati, ecc.) e di tipo fisico (gas radon, campi elettromagnetici naturali e artificiali) che influiscono sulla salute degli abitanti. “Da decenni la scienza biomedica - spiega Paolo Foglia , responsabile ricerca e sviluppo di Icea - studia l’effetto di questi agenti e dal 1987 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha addirittura identificato una patologia conosciuta come Sick Building sindrome (Sindrome dell’edificio malato): un complesso di sintomi di malessere generale lamentati dagli occupanti di ambienti sigillati e con aria condizionata, che spariscono allontanandosi da questi edifici”. Convinte dell’esigenza, da parte dei consumatori, di una corretta e credibile informazione, che li aiuti ad orientarsi nella scelta dei mobili e dell’ arredo domestico, Anab (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) e Icea (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale) hanno recentemente presentato uno standard per identificare un mobile ecologico e gli arredi privi di componenti dannosi e a basso impatto ambientale in tutto il ciclo di produzione: dalla foresta, al design, allo smaltimento.

Ony-Ki: futon e materassi in lattice naturale

L’uomo moderno necessita di spazi abitativi sani, studiati per vivere la casa come luogo d’incontro e di riposo, dove ritrovare il contatto con la natura e con se stesso. Moeco propone diverse linee di prodotti, assemblabili, scomponibili e riciclabili alla fine del loro ciclo di vita. La progettazione avviene dopo un attento esame dei bisogni da soddisfare, tenendo conto dei materiali e dell’impatto ambientale che essi procurano, aggiungendo all’estetica tutte le caratteristiche necessarie per creare prodotti di qualità e di lunga durata.Dell’azienda è particolarmente noto il marchio Ony-Ki , linea di arredamento caratterizzata dalla produzione di futon, materassi in lattice naturale, prodotti tessili per la casa, letti e mobili in legno massello proveniente da piantagioni europee. Questa linea di prodotti per dormire ed mobili ecologici in sintonia con la natura, prevede l’utilizzo di materie prime naturali e tecniche di lavorazione a basso impatto ambientale. Ogni mobile ecologico è fatto per essere assemblato con incastri a secco, senza viti e parti metalliche, la finitura viene eseguita a mano con olio di lino e cera d'api.

Meno sostante pericoloso per l'uomo e per la natura

Gli standard fissati da Icea e Anab per il mobile ecologico propongono una progettazione diversa, capace di ridurre le sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente, la quantità di materiali impiegati, il consumo energetico. A partire dell’impiego di legno da foreste o piantagioni gestite nel rispetto dei criteri della Buona Gestione Forestale definiti dal Forestry Stewardship Council (FSC). Per i prodotti che rispondono agli standard valgono poi tutta una serie di accorgimenti “verdi”: durante la progettazione e la produzione è necessario ridurre al minimo gli scarti di lavorazione, privilegiare il secondo uso di manufatti trasformandone la funzione, scegliere i materiali più adatti a garantire la durata del mobile, rendere economica e semplice la riparazione e la sostituzione delle parti, minimizzare il numero di componenti e di tipologie di materiali, eliminare o ridurre al minimo le connessioni in metallo (viti, chiodi), che possono essere sostituiti con incastri o viti in legno, in modo da semplificare il montaggio o la separazione; vengono infine incoraggiate soluzioni che per l’assemblaggio non richiedano l’uso alcun utensile. Per quanto riguarda la fase di dismissione o fine vita del mobile, Icea e Anab suggeriscono di marcare le componenti problematiche e di renderle facilmente separabili, oltre a limitare, ovviamente, materiali e componenti tossici e pericolosi.

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